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CARAVAGGIO
NEL
CONTESTO CULTURALE ITALIANO
GLI ESTIMATORI E I COMMITTENTI
Gli studi moderni ci hanno fornito
una miglior conoscenza del contesto culturale in cui operò il Caravaggio,
perché oggi sappiamo molto di più sui suoi committenti e conosciamo gli
inventari delle collezioni dei contemporanei che acquistarono i suoi quadri.
Giunto a Roma entro il 1592, egli trovò
importante fatti nuovi che si profilavano nel mondo artístico. Era stato eletto
nel gennaio un nuovo papa, Clemente VIII Aldobrandini, e la presenza del
pittore a Roma finirà per coincidere con il suo pontificato. Alla tradizione ineguagliabile
che la città offriva con i monumento dell´antichità e del rinascimento si
aggiungeva ora la prospettiva di una nuova “rinascita” dovuta a un mecnatismo
d´eccezione; ne aveva dato un saggio vistoso Sisto V in sole cinque anni, dal
1585 al 1590, e il nuovo papa intendeva continuare sulla stessa strada. Tutto
ciò attirava gli artista da ogni paese.
Fra in nuovi orientamenti la promozione di un ritorno
alle origini cristiane, ripristinando l úso del mosaico, determinò i grande
progetti musivi in San Pietro, la cui direzione fu poi affidata al Roncalli
(capella Clementina) e al Cavalier d´Arpino (la cupola). Il cardinal Cesar
Baronio ra promotore di questo revival che incontrava il gusto del nuovo papa.
Inoltre nel 1592 venivano chiamati a Roma Alessandro e Giovanni Alberti ad
eseguire gli affreschi nella sacrestia lateranense, ultimati nel 1594, ed essi
lavorarono molto durante il pontificato avviando l ´illusionismo prospettico in
pittura (quadraturismo), così importante per lo svilupp che avrà nel Seicento.
Caravaggio, che era di educazione lombarda e non aveva né
esperienza né simpatía per la grande decorazione, scelse assai bene fra i tre
pittori allora più in auge, Federico Zuccari, Cristoforo Roncalli e il Cesari;
riuscì ad accodarsi come aiuto a quest´ultimo, che aveva quasi la sua stessa
età e forse qualche affinità de carattere, non era ancora famoso, ma era
favorito dal nuovo papa e soprattutto era quello che più di ogni altro già
allora dipingeva quadri di piccolo formato, da collezione, un genere ancora non
di moda en el quale il giovane milanese si sentiva sicuro.
Per controllare il mondo artístico nel 1593 fu rifondata
l´Accademia di San Luca, che fin lì era stata una semplice corporazione; nel
noviembre ne diventò “príncipe” Federico Zuccari, che cercò di dare
all´instituto un fine teorico e didattico, introducendovi discussioni sulla sua
teoría del disegno in opposizione al concetto di colore sostenuto nel
trattato apparso da poco (1590) di Giaovanni Paolo Lomazzo, compatriota del Caravaggio.
Protettore dell´accademia era il cardinal Federico Borromeo un noto amatore che
nel 1596, divenuto arcivescovo di Milano, lasciò a fare le sue veci il cardinal
Francesco Maria del Monte, altro collezionista, e il vecchio cardinal Gabriele
Paleotti, quest´ultimo già protagonista del Concilio di Trento e autore del
noto trattato Discorso intorno alle immagini sacre che dettava regole agli
artisti.
Avvenivano alcora altre novità.
Nel 1593 era a Roma Jan Brueghel dei Velluti, specilaista en quadri mobili di
paesaggio e di fiori. Salvo rari esempi, pero lo più di maestri nordici, questi
temi erano accettati soltanto come elementi integrativi e subordinati nella
grande pittura murale, alla quale si era dedicato anche Paolo Bril. Ma Brueghel
ebbe successo e forse non è un caso che il primo quadro mobile datato del Bril
sia del 1594 e che solo in seguito anch´egli dipingesse sempre più spesso su
rame o su tela. Il cardinale Borromeo, che possedette la Canestra di frutta del
Caravaggio, amò molto le opere del Brueghel, lo ospitò in casa a Milano,
continuò a ordinargli quadri anche dopo il di lui ritorno and Anversa ed
acquistò anche quadri del Bril. LO sviluppo dell´interesse per i quadri mobili
segnava dunque, a partire dal 1593 circa, una svolta nel gusto.
opiù tradizionalisti, preferiti
anche nelle cariche accademiche. Ma in generale il clero non era unito nei suoi
orientamenti e alcune correnti religiose (gli Oratoriani, i Francescani, i
Carmelitani) cercavano un´arte semplice, umana, in una parola più naturalistica.
Intal senso era in auge Scipione Pulzone, apprezzato anche como ritrattista, ed
è significativo che avesse “alcuno sdegno con Federico Zuccaro per cagione di
pittura, e non volle più venire all´Accademia in San Luca”. Per il suo spirito
domestico e quotidiano la Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta
del Baroci, giunta alla Chiesa Nuova nel 1586, doveva apparire come
un´eccezione ed era ammirata ed amata da San Filippo Neri e dagli Oratoriani; i
quali infatti nel 1593-94, ordinarono al Baroci anche la Presentazione (che però
ottennero solo nel 1603). Il cardinale Odoardo Farnese nel 1594 chiamava a Roma
Annibale Carracci, pittore che resucitò il “colorir dal vivo… dalla sua retta
via smarrito”, come scrisse il Baglione. La commissione al Baroci, il successo
del Brueghel, la chiamata a Roma del Carracci documentano un interesse nuovo
per la pintura che parlasse con sipito di verità e ciò era in favore del
Caravaggio. Tanto più che il mecenatismo privato era per propia natura più
libero e tolerante e l´intellettualismo edonistico dei nuovi amatori li
induceva a scoprire in giovani talenti e ad apprezzare ormai anche un piccolo
quadro di paesaggio o di fiori.
La vita intellettuale di questa aristocracia restava però
dominata ampiamente dall´antico, dalla concettosità e dal simbolismo accentuati
nel corso nel Cinquecento manieristico ed aveva ampi interessi per la música,
per il teatro, per le lettere e per la poesía. IL soggiorno presso il Cavalier
D´Arpino rappresentò per il Caravaggio anche l´introduzione in un ambiente
colto, perché il Cesari era membro de una delle tante accademie private, quella
degli “Insensati” (così detti in quanto interdevano reagire al peso della parte
celesti e divine). Ne faceva parte Torcuato Tasso, che nel 1594 il papa e il
cardinal Aldobrandini invitavano a Roma per incoronarlo in Campidoglio. Altri
membri della academia erano il poeta Aurelio Orsi –fratello di Prospero pittore
di grottesche, aiuto del Cavalier d´Arpino e poi molto amico del Caravaggio- il
cardinale Carlo Emanuele Pio, il poeta Giovan Battista Lauri, Maffeo barberini
che continuerà a scrivere versi anche quando nel 1623 sarà nominato papa col
nome di Urbano VIII. Un fatto concreto è dunque che questi personaggi furono in
rapporto diretto col Carvaggio e che alcuni scrissero poesie sui suoi quadri o
cantarono in versi (Academicorum Insentaroum Carmina, 1606) temi poetici analoghi a
quelli in essi rappresentati. L´influsso in generale della letteratura sulla
pittura è evidente, se si pensa che il Tasso e i frequenti drammi pastorali
allora di moda favorirono lo sviluppo della pittura di paesaggio. Gli
“Insensati” eranoesponenti del concettismo, come il Murtola e il Marino, e
anche questi ultimi scrissero versi sui quadri del Caravaggio (dal quale il Marino
si fece fare anche un ritratto, perduto). Nei dipinti essi lodano sempre la
perfetta mimesi e nei loro madrigali cercano di presentare un´immagine viva,
pittorica e vera, con una sottintesa lezione morale, riassunta in un moto,
convinti che la metáfora renda più nobile il discorso. Carvaggio sentí
l´influsso di questo ambiente dominato dal Ripa e dall´Alciati, ambiente che
non avrebbe mai acetato una pittura che rappresentasse la pura realtà
quotidiana e cercò di nobilitare formalmente i suoi modelli sottintendendo in
ogni quadro un motto morale (spesso nella pittura nordica e nord-italiana il
motto figurava in una scritta dipinta sul quadro stesso). Nei quadri giovanilli
egli alluse, come i poeti, al disinganno dei sensi, alla giovinezza delusa, a
motivi eterni di poesía. È significativo che queste intenzioni simboliche
fossero súbito dimenticat e ignorate per secoli, tanto forte e diretta è nel
Caravaggio la resa del modelo reale. Se egli sostenne che ci vuole la stessa
“manifattura” nel dipinger fiori come figure, ciò diceva sul piano
técnico-stilistico, perché non poneva comunque il due generi suollo stesso
piano di importanza, come oggi è stato rinocosciuto.
Caravaggio vendette i primi suoi quadri a vil prezzo. Un
certo Vittrice acquistò la Buona ventura per pochi giuli. È
interesante che una stampa più tarda con lo stesso tema sia dedicata di un
motto, tanto più che la versione capitolina del quadro di Caravaggio ha
rivelato con la radiografia una sottostante immagine del Csari stesso, prova
che la tela uscì dal suo studio. Fu lui l´inventore del tema? Presto, in ogni
caso, queste mezz figure giovanili vennero ammirate e ricercate, al punto che
con astio il Baglione scriverà che del Caravaggio “si pagavano più le sue teste
che l´altrui storie”. Il primo grande ammiratore e cliente fu il cardinal
Francesco Maria del Monte, un patito de la nuova música e della nuova scienza.
Aveva un gabinetto alcchemico, dove faceva esperimenti di farmacología e di
medicina in un momento in cui l´alchimia comciava a liberarsi del fattore
mágico per diventare la moderna chimica. Il fratello del cardinale, Guidubaldo,
pubblicò opere di meccanica, di matemática e di prospettiva ed entrambi erano
in rapporto con Galileo. È noto quanto le scoperte di quest´ultimo interessassero
i pittori, come si arguice dalla corrispondenza nota tra il Cigoli e lo
scienziato. Nell ´inventario del Monte, redatto nel 1627, troviamo ben otto
quadri del Caravaggio.
Gli artisti, che dal tempo di
Lon Battista Alberti fino a Leonardo e oltre avevano definito la propia arte in
termini di scienza, si trovarono spinti ora a proporsi altri scopi, il bello,
il morale, a definiré la pittura in termini di poesía, ponendo un accento nuovo
sul tema antico ut pictura poësis. Pur seguendo questa tendenza, Caravaggio si
poneva, egli solo en realtà, dal punto di vista del nuovo scienziato,
rifiutando la storia e i maestri e puntando sulla natura come única fonte di
esperienza; non indulse allo sperimentalismo técnico, ma limitando l´oggetto da
ritrarre e partendo sempre da esso egli era convinto che nella resa dlla
percezione sensibile sia l´unica verità del pittore. Lo sviluppo di questo
atteggiamento, l´evoluzione dello stile verso una nuova articolazione spaziale,
un nuovo valore della luce e dell´ombra, insieme a un interesse per la música,
aun diverso tono letterario che ora include un ideale de bellezza fisica
ambigua sono tutti fatti che si mettono ormai in rapporto con gli stimoli e con
la sollecitazioni culturali che Caravaggio potè avere nell´ambiente del cadinal
del Monte fra il 1569 e il 1600.
Gli alti amatori conquistati in questi anni furono uomini
d´affari la cui mentalità per propia natura era positiva quanto quella dei
nuovi scienziati: Ottavio Costa, banchiere del papa, ebbe dal Caravaggio la Giuditta
e Oloferme, il San Francesco che riceve le stigmate
di Hartford, la Conversione della Maddalena di Dtroit e altri quadri; Vincenzo
Giustiniani, nobile genovese, ebbe l´Amor vincitore en el suo inventario
del 1638 figurano ben 13 quadri del Carvaggio; Ciriaco Mattei ne ebbe almeno
cinque.
Nel 1599-1600 avvene ancora una svolta nel gusto corrente
perchè per la prima volta, e poi quasi sempre in seguito, furono decorate le
pareti laterali di una cappella non con affreschi, ma con quadri su tela. Santi
di Tito, Cigoli e Passignano inviarono i loro quadri per i laterali e per
l´altare di una cappella in San Giovanni dei Fiorentini, nel 1599. Nello stesso
anno si commissionavano al Caravaggio i laterali su tela della cappella
Contarelli. Il 4 luglio 1600 questa prima opera pubblica del Caravaggio era
compiuta e fece molto rumore, come dimostra l´episodio di Federico Zuccari che
si recò a vedere e disse: “io non ci vedo altro che il pensiero di Giorgione”,
allusione alla nota olemica fra disegno e colore. All´opposto di quanto
insegnava lo Zuccari, Caravaggio non disegnava, ma dipingeva direttamente sulla
tela e sempre dal modelo reale, con lume artificiale per correggere ridipingeva come ha rivelato
la radiografia dl Martirio di San Matteo.
Il successo fu inmediato. Dopo circa due mesi Tiberio Cerasi gli affidava i
laterali della sua cappella in Santa Maria del Popolo e commissionava ad
Annibale Carracci la pala d´altare. Si incontravano così nello stesso luogo i
due maggiori pittori allora presenti a Roma, Annibale che aveva appena finito
la galleria Farnese e Caravaggio che
aveva appena ultimato i quadri Contarlli. Anche qui in crisi nell´affrontare le
prime composizione “storiche”, Caravaggio si sentí (o fu) costretto a rifare su
tela le prime versioni commissionategli su tavola, ma súbito, come sempre poi
in seguito, un amatore inteligente, il cardinale Jacopo Sannesio, le acquistò.
Così Vincenzo Giustiniani acquisterà la prima versione rifiutata del san
Matteo. Traslaciando il problema, molto discusso, delle ragioni dei frequenti
rifiuti dei quadri dagli altari, è da sottolineare che al Caravaggio e al
Carracci restarono prcluse le più ambite commissioni ufficiali per le quali si
preferirono i manieristi “riformati” o di transizione; dal 1601 al 1605, ad
esmpio, si affidarono le grandi pale d´altare per San Pietro al Vanni, al
Passignano, a Lavinia Fontana, al Cigoli, oltre che al Roncalli, al Nebbia e
perfino al Baglione. Che in quel momento si proponesse un confronto fra il
Caravaggio e i “riformati” toscani lo dimostra l´aneddoto riferito da Giovan Battista Cardi, secondo il qual
mosignor Massimi commissionò un Ecce Homo al Caravaggio, uno al
Passignano e uno al Cigoli, all´insaputa l´uno dell´altro, e quello del Cigoli
piacqye di più. Caravaggio infondo era pagato poco duecento scudi per un quadro
di Chiesa, 150 per il San Matteo, solo 75 per la Madonna
dei Palafrenieri. Il 16 febbraio 1608 la duchessa di Mantova Eleonora
Gonzaga lamentava che Rubens le aveva stimato 400 scudi d´oro un quadro del Roncalli,
mentre lei aveva pagato solo 300 in tutto il quadro La norte della Vergine
del Caravaggio rifiutato da Santa Maria della Scala. Le fonte riferiscono della
nevrosi in cui cadde Annibale Carracci per lo scarso appressamento ricevuto, e
possiamo supporre nevrosi e inimicizie anche più gravi nel Caravaggio per
ragioni di concorrenza professionale.
Non sappiamo se il Giustiniani
influisse in qualche modo sul Caravaggio nella fase apertasi con le sue prime
opere in pubblico, che mostrano un mutamento di stile. Eglistimava alla pari
l´antichità, il rinascimento e il moderno; nella sua collezione pose Caravaggio
e Guido Reni sul medsimo piano di importnza; aveva riserve solo nei confronti
dell´eccessivo realismo e preferiva temi nobili e religiosi a quelli di genere.
Parallelamente a questi orientamenti, il Caravaggio abbandonò il gusto per il
dettaglio naturalistico che dava ai suoi quadri giovanili un sapore di
“genere”, sviluppò temi sacri anche con una classica monumentalità e nobiltà,
evitò l´eccessivo realismo proprio poi del Ribera e di certi nordici.
Mentre gli amatori univano alla simpatía per il
Caravaggio quella per altri artisti, suoi partigiani più esclusivi suoi seguaci diretti divennero alcuni pittori
convertiti nel 1600 al nuovo modo di vedere e di dipingere. Alcuni, come il
Gentileschi e il Baglione, cambiarono stile di colpo. Il più importante fu
Adamo Elsheimer, che nell 1600 era a Roma e sviluppò nel modo più profondo in quadri
di minime dimensioni l´ottica caravaggesca, indagando luce, ombre e riflessi
anche nel paesaggio, nelle acque, nei cieli notturni punteggiati di stelle. È
stato sottolineato il rapporto, se non altro di simpatía, fra questa visione
pittorica l´”ochiale” di Galileo che in quegli anni consentí di
vedere le stelle e le macchie lunari. A conferma della relazione sopra
accennata fra Caravaggio e l´ambiente scientifico del cardinal del Monte, sta
il fatto che anche Elsheimer fu legato da amicizia con uno scinziato, Johannes
Faber, certamente frequentò il del Monte
perché suoi quadri entrarono nella collezione Monte di questo cardinale.
Inoltre c´è un diretto contatto fra Elsheimer e il caravaggismo, attestato dal
Gentileschi o dalla collaborazione fra il caravaggesco Saraceni e
l´elsheimeriano Jacob Pynas nella serie di Icaro a Napoli, Capodimonte, che fu
attribuita ad Elsheimer stesso. E non solo “Adamo tedesco” si accostò al
carvaggio, ma Rubens fiammingo, un Cecco del caravaggio che è nomignolo
di un forestiero, il cosiddetto “Pensionante del Saraceni” forse
francese, il Maino Spagnolo; come si vede in prevalenza stranieri, che muovono
i primi passi di quello che diverrà un ampio movimiento caravaggesco
internazionale.
Altre commissioni al caravaggio vennero da privati per le
loro cappell di familia, sempre per quadri ad olio su tela (nel 1605 il príncipe Doria gli offriva 6000
scudi per affrescargli una gallria, ma ebbe un rifiuto). I Vittrice, che
possedevano altri suoi quadri, di ordinarono la Deposizione per la Chiesa
Nuova degli Oratoriani, che erano in favore del nuovo naturalismo. I Cavalletti
gli ordinarono la Madonna di Loreto per Sant´Agostino a Roma. Il giurista Laerzio
Cherubini ordinò La norte della Vergine per santa Maria della Scala, Chiesa dei
Carmelitani, anch´essi favorevoli al naturalismo; il quadro fu rifiutato nel
1607 evidentemente dalle superiori autorità e Rubens intervenne favorendone
l´acquisto da parte del duca di Mantova; che dosse esposto per una settimana
all´amirazione dimostra che il rifiuto no era dovuto a mancanza di apprzzamento
dlle qualità pittoriche. Il problema di caravaggio con la giustizia si
accentuarono súbito dopo l´elezione di papa Paolo V Borghese (16 maggio 1606);
dodici giorni dopo è arrestato per porto d´armi abusivo e per lo stesso motivo
è incarcerato anche il Cesari nel 1607. I “cardinali della fabbrica” di san
Pietro intervengono contro la Madonna dei Palafrenieri; posta
sull´altare della basilica per pochi giorni, è súbito spostata in Sant´Ana dei
Palafrenieri e poi, definitivamente rifiutata, viene venduta il 4 giugno 1606
al cardinale Scipione Borghese. Questi l´anno seguente si faceva donare dal
papa i quadri confiscati al Cesari, fra i qualli varie cose giovanili del
Caravaggio; dove si vede chiarament l´esistenza di due diversi metri di
giudizio per cui le stesse opere non ammesse in pubblico erano apprezzatissime
per una racolta privata.
Non sappiamo chi avesse ordinato la Madonna del rosarioche
nel 1607 Caravaggio cercava di venderé a Napoli con l´aiuto di amici stranieri,
Abraham Vink, Frans Pourbus, Louis Finson; finirà per acqyistarla quest´ultimo,
perché non andò in porto l´offerta al duca di Mantova; portato il grande
dipinto ad Anversa, alla norte del Finson sarà Rubens che andrà a stimarlo in
una commissione di esperti. Non mancò comunque il successo, non solo presso
privati, come i De Franchis committenti della Flagellazione, ma anche
press oil Pio Monte della Misericordia, che raccoglieva il meglio
dell´aristocrazia napoletana, e infine addirittura presso il vicerè, Juan
Alonso Pimentel y Herrera, che commissionò La crocifissione di Sant´Andrea ora
a Cleveland.
Il successo del Caravaggio fu grande anche a Malta presso
il Gran Maestro Alof de Wignacourt, che infatti gli concesse il titolo di
cavaliere. Ma se l´arte gli apriva le porte dei palazzi dei vicerè e dei
governanti, la vita agiva in senso contrario, come dimostra il carcere e la
fuga dall´isola. Eppure in Sicilia, forse nascondendo di essere ricercato,
ottiene la commissione della Adorazione di pastori addirittura
dal Senato della città di Messina, e da un rico comerciante genovese quella
della Resurrezione di Lazzaro. A Palermo è ancora un ordine religioso
votato alla povertà, quello dei Francescani, ad avere un suo quadro. Come già a
Roma, Caravaggio è una rivelazione per i pittori local sia a Napoli (Sellitto,
Battistello) che in Sicilia (Alonso Rodriguez).
Il sostanza si è meglio
compreso oggi che Carvaggio non fu un ribelle in polémica coi pittori ai quali
la storiografia lo ha in seguito contrapposto, ma anzi fu amico del Cavalier
d´Arpino e giudicò nel proceso del 1603 come “valenthuomini” e buoni pittori
Annibale Carracci, il Roncalli e lo stesso Zuccari. Solo dopo la sua norte, e
dopo quella di Annibale Carracci e di Elsheimer nel bienio 1609-10, il loro
seguaci formarono nella seconda decade delle schiere realmente contrapposte.
Con Domenichino e, sul piano teorico, con Giovanni Battista Sgucchi si affermò
il clasicismo in atitesi aquello che ormai era il folto grupo internazionale
del caravaggeschi. Quando verso il 1620, il medico Giulio Mancini scrive le sue
Considerazioni
sulla pittura e la prima biografia del Caravaggio quasi tutti i
caravaggeschi lasciano Roma e il clasicismo sta per affermarsi. Ma uno dei
primi estimatori del Merisi, il già ricordato Maffeo Barberini, che aveva vissuto
le vicende dell´arte e della cultura romana in tutti quegli anni, divnuto papa
nel 1623 col nome di Urbano VIII, imprimeva una svolta ancora, avviando le arti
verso una forma di poesía orchestale che conciliasse realtà, classicità e
fantasia. Il “barocco” segnò la gloria della Chiesa romana, ma anhe la condanna
del Caravaggio per quasi tre secoli.
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Caravaggio
e il suo tempo, Milano, Electa Napoli, 1985.
"El Descendimiento" (1602-1604)
Michelangelo Merisi di Caravaggio
Óleo sobre tela - Museos Vaticanos - Ciudad del Vaticano
Caravaggio - "Los tahúres" (Óleo sobre tela - The Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas)
Fuente:http://www.elcuadrodeldia.com/post/127740956733/caravaggio-los-tah%C3%BAres-h-1594-%C3%B3leo-sobre
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