jueves, 3 de mayo de 2018

(2) CARAVAGGIO

NEL CONTESTO CULTURALE ITALIANO

GLI ESTIMATORI E I COMMITTENTI

Gli studi moderni ci hanno fornito una miglior conoscenza del contesto culturale in cui operò il Caravaggio, perché oggi sappiamo molto di più sui suoi committenti e conosciamo gli inventari delle collezioni dei contemporanei che acquistarono i suoi quadri. Giunto a Roma entro il  1592, egli trovò importante fatti nuovi che si profilavano nel mondo artístico. Era stato eletto nel gennaio un nuovo papa, Clemente VIII Aldobrandini, e la presenza del pittore a Roma finirà per coincidere con il suo pontificato. Alla tradizione ineguagliabile che la città offriva con i monumento dell´antichità e del rinascimento si aggiungeva ora la prospettiva di una nuova “rinascita” dovuta a un mecnatismo d´eccezione; ne aveva dato un saggio vistoso Sisto V in sole cinque anni, dal 1585 al 1590, e il nuovo papa intendeva continuare sulla stessa strada. Tutto ciò attirava gli artista da ogni paese.
            Fra in nuovi orientamenti la promozione di un ritorno alle origini cristiane, ripristinando l úso del mosaico, determinò i grande progetti musivi in San Pietro, la cui direzione fu poi affidata al Roncalli (capella Clementina) e al Cavalier d´Arpino (la cupola). Il cardinal Cesar Baronio ra promotore di questo revival che incontrava il gusto del nuovo papa. Inoltre nel 1592 venivano chiamati a Roma Alessandro e Giovanni Alberti ad eseguire gli affreschi nella sacrestia lateranense, ultimati nel 1594, ed essi lavorarono molto durante il pontificato avviando l ´illusionismo prospettico in pittura (quadraturismo), così importante per lo svilupp che avrà nel Seicento.
            Caravaggio, che era di educazione lombarda e non aveva né esperienza né simpatía per la grande decorazione, scelse assai bene fra i tre pittori allora più in auge, Federico Zuccari, Cristoforo Roncalli e il Cesari; riuscì ad accodarsi come aiuto a quest´ultimo, che aveva quasi la sua stessa età e forse qualche affinità de carattere, non era ancora famoso, ma era favorito dal nuovo papa e soprattutto era quello che più di ogni altro già allora dipingeva quadri di piccolo formato, da collezione, un genere ancora non di moda en el quale il giovane milanese si sentiva sicuro.
            Per controllare il mondo artístico nel 1593 fu rifondata l´Accademia di San Luca, che fin lì era stata una semplice corporazione; nel noviembre ne diventò “príncipe” Federico Zuccari, che cercò di dare all´instituto un fine teorico e didattico, introducendovi discussioni sulla sua teoría del disegno in opposizione al concetto di colore sostenuto nel trattato apparso da poco (1590) di Giaovanni Paolo Lomazzo, compatriota del Caravaggio. Protettore dell´accademia era il cardinal Federico Borromeo un noto amatore che nel 1596, divenuto arcivescovo di Milano, lasciò a fare le sue veci il cardinal Francesco Maria del Monte, altro collezionista, e il vecchio cardinal Gabriele Paleotti, quest´ultimo già protagonista del Concilio di Trento e autore del noto trattato Discorso intorno alle immagini sacre che dettava regole agli artisti.

Avvenivano alcora altre novità. Nel 1593 era a Roma Jan Brueghel dei Velluti, specilaista en quadri mobili di paesaggio e di fiori. Salvo rari esempi, pero lo più di maestri nordici, questi temi erano accettati soltanto come elementi integrativi e subordinati nella grande pittura murale, alla quale si era dedicato anche Paolo Bril. Ma Brueghel ebbe successo e forse non è un caso che il primo quadro mobile datato del Bril sia del 1594 e che solo in seguito anch´egli dipingesse sempre più spesso su rame o su tela. Il cardinale Borromeo, che possedette la Canestra di frutta del Caravaggio, amò molto le opere del Brueghel, lo ospitò in casa a Milano, continuò a ordinargli quadri anche dopo il di lui ritorno and Anversa ed acquistò anche quadri del Bril. LO sviluppo dell´interesse per i quadri mobili segnava dunque, a partire dal 1593 circa, una svolta nel gusto.

opiù tradizionalisti, preferiti anche nelle cariche accademiche. Ma in generale il clero non era unito nei suoi orientamenti e alcune correnti religiose (gli Oratoriani, i Francescani, i Carmelitani) cercavano un´arte semplice, umana, in una parola più naturalistica. Intal senso era in auge Scipione Pulzone, apprezzato anche como ritrattista, ed è significativo che avesse “alcuno sdegno con Federico Zuccaro per cagione di pittura, e non volle più venire all´Accademia in San Luca”. Per il suo spirito domestico e quotidiano la Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta del Baroci, giunta alla Chiesa Nuova nel 1586, doveva apparire come un´eccezione ed era ammirata ed amata da San Filippo Neri e dagli Oratoriani; i quali infatti nel 1593-94, ordinarono al Baroci anche la Presentazione (che però ottennero solo nel 1603). Il cardinale Odoardo Farnese nel 1594 chiamava a Roma Annibale Carracci, pittore che resucitò il “colorir dal vivo… dalla sua retta via smarrito”, come scrisse il Baglione. La commissione al Baroci, il successo del Brueghel, la chiamata a Roma del Carracci documentano un interesse nuovo per la pintura che parlasse con sipito di verità e ciò era in favore del Caravaggio. Tanto più che il mecenatismo privato era per propia natura più libero e tolerante e l´intellettualismo edonistico dei nuovi amatori li induceva a scoprire in giovani talenti e ad apprezzare ormai anche un piccolo quadro di paesaggio o di fiori.
            La vita intellettuale di questa aristocracia restava però dominata ampiamente dall´antico, dalla concettosità e dal simbolismo accentuati nel corso nel Cinquecento manieristico ed aveva ampi interessi per la música, per il teatro, per le lettere e per la poesía. IL soggiorno presso il Cavalier D´Arpino rappresentò per il Caravaggio anche l´introduzione in un ambiente colto, perché il Cesari era membro de una delle tante accademie private, quella degli “Insensati” (così detti in quanto interdevano reagire al peso della parte celesti e divine). Ne faceva parte Torcuato Tasso, che nel 1594 il papa e il cardinal Aldobrandini invitavano a Roma per incoronarlo in Campidoglio. Altri membri della academia erano il poeta Aurelio Orsi –fratello di Prospero pittore di grottesche, aiuto del Cavalier d´Arpino e poi molto amico del Caravaggio- il cardinale Carlo Emanuele Pio, il poeta Giovan Battista Lauri, Maffeo barberini che continuerà a scrivere versi anche quando nel 1623 sarà nominato papa col nome di Urbano VIII. Un fatto concreto è dunque che questi personaggi furono in rapporto diretto col Carvaggio e che alcuni scrissero poesie sui suoi quadri o cantarono in versi (Academicorum Insentaroum Carmina, 1606) temi poetici analoghi a quelli in essi rappresentati. L´influsso in generale della letteratura sulla pittura è evidente, se si pensa che il Tasso e i frequenti drammi pastorali allora di moda favorirono lo sviluppo della pittura di paesaggio. Gli “Insensati” eranoesponenti del concettismo, come il Murtola e il Marino, e anche questi ultimi scrissero versi sui quadri del Caravaggio (dal quale il Marino si fece fare anche un ritratto, perduto). Nei dipinti essi lodano sempre la perfetta mimesi e nei loro madrigali cercano di presentare un´immagine viva, pittorica e vera, con una sottintesa lezione morale, riassunta in un moto, convinti che la metáfora renda più nobile il discorso. Carvaggio sentí l´influsso di questo ambiente dominato dal Ripa e dall´Alciati, ambiente che non avrebbe mai acetato una pittura che rappresentasse la pura realtà quotidiana e cercò di nobilitare formalmente i suoi modelli sottintendendo in ogni quadro un motto morale (spesso nella pittura nordica e nord-italiana il motto figurava in una scritta dipinta sul quadro stesso). Nei quadri giovanilli egli alluse, come i poeti, al disinganno dei sensi, alla giovinezza delusa, a motivi eterni di poesía. È significativo che queste intenzioni simboliche fossero súbito dimenticat e ignorate per secoli, tanto forte e diretta è nel Caravaggio la resa del modelo reale. Se egli sostenne che ci vuole la stessa “manifattura” nel dipinger fiori come figure, ciò diceva sul piano técnico-stilistico, perché non poneva comunque il due generi suollo stesso piano di importanza, come oggi è stato rinocosciuto.
            Caravaggio vendette i primi suoi quadri a vil prezzo. Un certo Vittrice acquistò la Buona ventura per pochi giuli. È interesante che una stampa più tarda con lo stesso tema sia dedicata di un motto, tanto più che la versione capitolina del quadro di Caravaggio ha rivelato con la radiografia una sottostante immagine del Csari stesso, prova che la tela uscì dal suo studio. Fu lui l´inventore del tema? Presto, in ogni caso, queste mezz figure giovanili vennero ammirate e ricercate, al punto che con astio il Baglione scriverà che del Caravaggio “si pagavano più le sue teste che l´altrui storie”. Il primo grande ammiratore e cliente fu il cardinal Francesco Maria del Monte, un patito de la nuova música e della nuova scienza. Aveva un gabinetto alcchemico, dove faceva esperimenti di farmacología e di medicina in un momento in cui l´alchimia comciava a liberarsi del fattore mágico per diventare la moderna chimica. Il fratello del cardinale, Guidubaldo, pubblicò opere di meccanica, di matemática e di prospettiva ed entrambi erano in rapporto con Galileo. È noto quanto le scoperte di quest´ultimo interessassero i pittori, come si arguice dalla corrispondenza nota tra il Cigoli e lo scienziato. Nell ´inventario del Monte, redatto nel 1627, troviamo ben otto quadri del Caravaggio.

Gli artisti, che dal tempo di Lon Battista Alberti fino a Leonardo e oltre avevano definito la propia arte in termini di scienza, si trovarono spinti ora a proporsi altri scopi, il bello, il morale, a definiré la pittura in termini di poesía, ponendo un accento nuovo sul tema antico ut pictura poësis. Pur seguendo questa tendenza, Caravaggio si poneva, egli solo en realtà, dal punto di vista del nuovo scienziato, rifiutando la storia e i maestri e puntando sulla natura come única fonte di esperienza; non indulse allo sperimentalismo técnico, ma limitando l´oggetto da ritrarre e partendo sempre da esso egli era convinto che nella resa dlla percezione sensibile sia l´unica verità del pittore. Lo sviluppo di questo atteggiamento, l´evoluzione dello stile verso una nuova articolazione spaziale, un nuovo valore della luce e dell´ombra, insieme a un interesse per la música, aun diverso tono letterario che ora include un ideale de bellezza fisica ambigua sono tutti fatti che si mettono ormai in rapporto con gli stimoli e con la sollecitazioni culturali che Caravaggio potè avere nell´ambiente del cadinal del Monte fra il 1569 e il 1600.
            Gli alti amatori conquistati in questi anni furono uomini d´affari la cui mentalità per propia natura era positiva quanto quella dei nuovi scienziati: Ottavio Costa, banchiere del papa, ebbe dal Caravaggio la Giuditta e Oloferme, il San Francesco che riceve le stigmate di Hartford, la Conversione della Maddalena di Dtroit e altri quadri; Vincenzo Giustiniani, nobile genovese, ebbe l´Amor vincitore en el suo inventario del 1638 figurano ben 13 quadri del Carvaggio; Ciriaco Mattei ne ebbe almeno cinque.
            Nel 1599-1600 avvene ancora una svolta nel gusto corrente perchè per la prima volta, e poi quasi sempre in seguito, furono decorate le pareti laterali di una cappella non con affreschi, ma con quadri su tela. Santi di Tito, Cigoli e Passignano inviarono i loro quadri per i laterali e per l´altare di una cappella in San Giovanni dei Fiorentini, nel 1599. Nello stesso anno si commissionavano al Caravaggio i laterali su tela della cappella Contarelli. Il 4 luglio 1600 questa prima opera pubblica del Caravaggio era compiuta e fece molto rumore, come dimostra l´episodio di Federico Zuccari che si recò a vedere e disse: “io non ci vedo altro che il pensiero di Giorgione”, allusione alla nota olemica fra disegno e colore. All´opposto di quanto insegnava lo Zuccari, Caravaggio non disegnava, ma dipingeva direttamente sulla tela e sempre dal modelo reale, con lume artificiale  per correggere ridipingeva come ha rivelato la radiografia dl  Martirio di San Matteo. Il successo fu inmediato. Dopo circa due mesi Tiberio Cerasi gli affidava i laterali della sua cappella in Santa Maria del Popolo e commissionava ad Annibale Carracci la pala d´altare. Si incontravano così nello stesso luogo i due maggiori pittori allora presenti a Roma, Annibale che aveva appena finito la galleria Farnese e Caravaggio  che aveva appena ultimato i quadri Contarlli. Anche qui in crisi nell´affrontare le prime composizione “storiche”, Caravaggio si sentí (o fu) costretto a rifare su tela le prime versioni commissionategli su tavola, ma súbito, come sempre poi in seguito, un amatore inteligente, il cardinale Jacopo Sannesio, le acquistò. Così Vincenzo Giustiniani acquisterà la prima versione rifiutata del san Matteo. Traslaciando il problema, molto discusso, delle ragioni dei frequenti rifiuti dei quadri dagli altari, è da sottolineare che al Caravaggio e al Carracci restarono prcluse le più ambite commissioni ufficiali per le quali si preferirono i manieristi “riformati” o di transizione; dal 1601 al 1605, ad esmpio, si affidarono le grandi pale d´altare per San Pietro al Vanni, al Passignano, a Lavinia Fontana, al Cigoli, oltre che al Roncalli, al Nebbia e perfino al Baglione. Che in quel momento si proponesse un confronto fra il Caravaggio e i “riformati” toscani lo dimostra l´aneddoto riferito da  Giovan Battista Cardi, secondo il qual mosignor Massimi commissionò un Ecce Homo al Caravaggio, uno al Passignano e uno al Cigoli, all´insaputa l´uno dell´altro, e quello del Cigoli piacqye di più. Caravaggio infondo era pagato poco duecento scudi per un quadro di Chiesa, 150 per il San Matteo, solo 75 per la Madonna dei Palafrenieri. Il 16 febbraio 1608 la duchessa di Mantova Eleonora Gonzaga lamentava che Rubens le aveva stimato 400 scudi d´oro un quadro del Roncalli, mentre lei aveva pagato solo 300 in tutto il quadro La norte della Vergine del Caravaggio rifiutato da Santa Maria della Scala. Le fonte riferiscono della nevrosi in cui cadde Annibale Carracci per lo scarso appressamento ricevuto, e possiamo supporre nevrosi e inimicizie anche più gravi nel Caravaggio per ragioni di concorrenza professionale.


Non sappiamo se il Giustiniani influisse in qualche modo sul Caravaggio nella fase apertasi con le sue prime opere in pubblico, che mostrano un mutamento di stile. Eglistimava alla pari l´antichità, il rinascimento e il moderno; nella sua collezione pose Caravaggio e Guido Reni sul medsimo piano di importnza; aveva riserve solo nei confronti dell´eccessivo realismo e preferiva temi nobili e religiosi a quelli di genere. Parallelamente a questi orientamenti, il Caravaggio abbandonò il gusto per il dettaglio naturalistico che dava ai suoi quadri giovanili un sapore di “genere”, sviluppò temi sacri anche con una classica monumentalità e nobiltà, evitò l´eccessivo realismo proprio poi del Ribera e di certi nordici.
            Mentre gli amatori univano alla simpatía per il Caravaggio quella per altri artisti, suoi partigiani più esclusivi  suoi seguaci diretti divennero alcuni pittori convertiti nel 1600 al nuovo modo di vedere e di dipingere. Alcuni, come il Gentileschi e il Baglione, cambiarono stile di colpo. Il più importante fu Adamo Elsheimer, che nell 1600 era a Roma e sviluppò nel modo più profondo in quadri di minime dimensioni l´ottica caravaggesca, indagando luce, ombre e riflessi anche nel paesaggio, nelle acque, nei cieli notturni punteggiati di stelle. È stato sottolineato il rapporto, se non altro di simpatía, fra questa visione pittorica  l´”ochiale”  di Galileo che in quegli anni consentí di vedere le stelle e le macchie lunari. A conferma della relazione sopra accennata fra Caravaggio e l´ambiente scientifico del cardinal del Monte, sta il fatto che anche Elsheimer fu legato da amicizia con uno scinziato, Johannes Faber, certamente frequentò  il del Monte perché suoi quadri entrarono nella collezione Monte di questo cardinale. Inoltre c´è un diretto contatto fra Elsheimer e il caravaggismo, attestato dal Gentileschi o dalla collaborazione fra il caravaggesco Saraceni e l´elsheimeriano Jacob Pynas nella serie di Icaro a Napoli, Capodimonte, che fu attribuita ad Elsheimer stesso. E non solo “Adamo tedesco” si accostò al carvaggio, ma Rubens fiammingo, un Cecco del caravaggio che è nomignolo di un forestiero, il cosiddetto “Pensionante del Saraceni” forse francese, il Maino Spagnolo; come si vede in prevalenza stranieri, che muovono i primi passi di quello che diverrà un ampio movimiento caravaggesco internazionale.
            Altre commissioni al caravaggio vennero da privati per le loro cappell di familia, sempre per quadri ad olio su tela  (nel 1605 il príncipe Doria gli offriva 6000 scudi per affrescargli una gallria, ma ebbe un rifiuto). I Vittrice, che possedevano altri suoi quadri, di ordinarono la Deposizione per la Chiesa Nuova degli Oratoriani, che erano in favore del nuovo naturalismo. I Cavalletti gli ordinarono la Madonna di Loreto per Sant´Agostino a Roma. Il giurista Laerzio Cherubini ordinò La norte della Vergine per santa Maria della Scala, Chiesa dei Carmelitani, anch´essi favorevoli al naturalismo; il quadro fu rifiutato nel 1607 evidentemente dalle superiori autorità e Rubens intervenne favorendone l´acquisto da parte del duca di Mantova; che dosse esposto per una settimana all´amirazione dimostra che il rifiuto no era dovuto a mancanza di apprzzamento dlle qualità pittoriche. Il problema di caravaggio con la giustizia si accentuarono súbito dopo l´elezione di papa Paolo V Borghese (16 maggio 1606); dodici giorni dopo è arrestato per porto d´armi abusivo e per lo stesso motivo è incarcerato anche il Cesari nel 1607. I “cardinali della fabbrica” di san Pietro intervengono contro la Madonna dei Palafrenieri; posta sull´altare della basilica per pochi giorni, è súbito spostata in Sant´Ana dei Palafrenieri e poi, definitivamente rifiutata, viene venduta il 4 giugno 1606 al cardinale Scipione Borghese. Questi l´anno seguente si faceva donare dal papa i quadri confiscati al Cesari, fra i qualli varie cose giovanili del Caravaggio; dove si vede chiarament l´esistenza di due diversi metri di giudizio per cui le stesse opere non ammesse in pubblico erano apprezzatissime per una racolta privata.
            Non sappiamo chi avesse ordinato la Madonna del rosarioche nel 1607 Caravaggio cercava di venderé a Napoli con l´aiuto di amici stranieri, Abraham Vink, Frans Pourbus, Louis Finson; finirà per acqyistarla quest´ultimo, perché non andò in porto l´offerta al duca di Mantova; portato il grande dipinto ad Anversa, alla norte del Finson sarà Rubens che andrà a stimarlo in una commissione di esperti. Non mancò comunque il successo, non solo presso privati, come i De Franchis committenti della Flagellazione, ma anche press oil Pio Monte della Misericordia, che raccoglieva il meglio dell´aristocrazia napoletana, e infine addirittura presso il vicerè, Juan Alonso Pimentel y Herrera, che commissionò La crocifissione di Sant´Andrea ora a Cleveland.
            Il successo del Caravaggio fu grande anche a Malta presso il Gran Maestro Alof de Wignacourt, che infatti gli concesse il titolo di cavaliere. Ma se l´arte gli apriva le porte dei palazzi dei vicerè e dei governanti, la vita agiva in senso contrario, come dimostra il carcere e la fuga dall´isola. Eppure in Sicilia, forse nascondendo di essere ricercato, ottiene la commissione della Adorazione di pastori addirittura dal Senato della città di Messina, e da un rico comerciante genovese quella della Resurrezione di Lazzaro. A Palermo è ancora un ordine religioso votato alla povertà, quello dei Francescani, ad avere un suo quadro. Come già a Roma, Caravaggio è una rivelazione per i pittori local sia a Napoli (Sellitto, Battistello) che in Sicilia (Alonso Rodriguez).


Il sostanza si è meglio compreso oggi che Carvaggio non fu un ribelle in polémica coi pittori ai quali la storiografia lo ha in seguito contrapposto, ma anzi fu amico del Cavalier d´Arpino e giudicò nel proceso del 1603 come “valenthuomini” e buoni pittori Annibale Carracci, il Roncalli e lo stesso Zuccari. Solo dopo la sua norte, e dopo quella di Annibale Carracci e di Elsheimer nel bienio 1609-10, il loro seguaci formarono nella seconda decade delle schiere realmente contrapposte. Con Domenichino e, sul piano teorico, con Giovanni Battista Sgucchi si affermò il clasicismo in atitesi aquello che ormai era il folto grupo internazionale del caravaggeschi. Quando verso il 1620, il medico Giulio Mancini scrive le sue Considerazioni sulla pittura e la prima biografia del Caravaggio quasi tutti i caravaggeschi lasciano Roma e il clasicismo sta per affermarsi. Ma uno dei primi estimatori del Merisi, il già ricordato Maffeo Barberini, che aveva vissuto le vicende dell´arte e della cultura romana in tutti quegli anni, divnuto papa nel 1623 col nome di Urbano VIII, imprimeva una svolta ancora, avviando le arti verso una forma di poesía orchestale che conciliasse realtà, classicità e fantasia. Il “barocco” segnò la gloria della Chiesa romana, ma anhe la condanna del Caravaggio per quasi tre secoli.

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Caravaggio e il suo tempo, Milano, Electa Napoli, 1985.


"El Descendimiento" (1602-1604)
Michelangelo Merisi di Caravaggio
Óleo sobre tela - Museos Vaticanos - Ciudad del Vaticano




Caravaggio - "Los tahúres" (Óleo sobre tela - The Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas)



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