CARAVAGGIO,
OGGI
Sono
passati trentaquattro anni dalla grande esposizione del Caravaggio e dei
caravaggeschi che fu organizzata a Milano da Roberto Longhi. Quell´occasione
irripetibile, che consentí di poter vedere l´una accanto alle altre quasi tutte
le opere del pittore lombardo e alcune copie da originali perduti, nonché una
scelta di dipinti dei soui seguaci, dette un impulso straordinario agli studi e
alla conoscenza diretta delle opere del Merisi e della sua cerchia e alla
individuazione delle singole personalitá. La mostra odierna, sebbene no si sia
potuto far convenire –salvo poche eccezioni- le opere chiesastiche, cosí come é
stata ideata da Raffaello Causa e come il titolo suggerisce é un´ocassione
importante, non solo per gli studiosi, ma perché ripropone un pittore che ha
radicalizzato tutti i problema della sua época e, propio per questa ragione,
piú, se ne é distaccato per avvicinarsi al mondo moderno.
Oltre a ripercorrere per quanto é
stato possibile l´attivitá del Caravaggio nelle sue varie fasi e nei temi piú
rappresentativi, sia profani che religiosi questa mostra offre le condizioni
per la verifica di gran parte delle
aggiunte al corpus caravaggesco proposte dopo il 1951, alcune delle quali relative a opere già
conosciute attraverso delle copie, e permette il confronto tra esemplari per i
quali è ancora aperta l´alternativa fra
originale e copia. Essa potrà dare delle
risposte soddisfacenti ai problema attributivi lasciati aperti-, con gravi
conseguenze per l´avanzamento della conoscenza di questa grande personalità
artística, da una critica frenata da un
atteggiamento restrizionistico che si formó nel clima polémico degli anni
cinquanta. A distanza di tempo tale atteggiamento si dimostra esser stato più
nocivo, nel suo apparente rigore, della spinta propositiva, che è ingiusto
definiré espansionistica, e che nei casi più responsabili ha saputo sfidare con
coraggio il vaglio del tempo per le propie intuizioni e aggiungere nuove opere
al corpus del Carav aggio. Si può anche essere certi che un ´occasione come
questa gioverà, attarverso l´incontro diretto, a modificare l´attitudine verso
l´opera del Merisi e a farla riconsiderare e comprenderé nella sua
rivoluzionaria novità, no solo per gli aspetti iconografici e iconologici, ma
altresì per i valori specificamente pittorici, che a quelli sono strettamente
collegati, e che oggi siamo facilitati a intendere meglio anche grazie a
importante interventi di restauro sulle opere –alcunidei quali, del San Francesco che riceve le stigmate di
Hartford del Concerto di New York e dell´Amor
vincitore di Berlino, presentati per la prima volta in questa mostra- e
alla conoscenza, si a pue ancora agli inizi, del suo modo di lavorare.
Dopo gli anni cinquanta, dominati
dal dibattito sul ciclo di San Luigi dei Francesi e sulla sua datazione, que
vide protagonista Roberto Longhi, Jacob Hess Denis Mahon- al quale dobbiamo la
più convincente e tuttora in gran parte valida sistemazione crfonologica
dell´opera caravaggesca- gli studiosi hanno seguito prevalentemente, se si eccettua
la monografía del Marini (1974), le strade dell´analisi iconográfica e
iconológica sulla personalità del Caravaggio.
I dati biografici di cui oggi
disponiamo, grazie alle ricerche promose da Mia Cinotti, hanno dato un grande
contributo per quanto concerne il periodo giovanile del Caravaggio, ma ritengo
che da questi risultati non siano state ancora tratte tutte le importante
conseguenze che essi implicano. IL Merisi, nato probabilmente a Milano
nell´ottobre dedl 1571, e non già il 28 settembre 1573 come si credette, non
lasciò l´Italia sttentrionale prima del luglio 1592, quando resulta ancora a
Caravaggio, dove la familia possedeva dei beni.
A quel tempo egli aveva più di
vent´anni ed era in un´età nella quale la formazione di un pittore era già compiuta.
Queste considerazioni inducono a ipercorrere nuevamente, sulla base delle
indicazioni offerte dalle opere eseguite dopo il suo arrivo a Roma, le
esperienze che egli dovette fare nel nord.
In seguito alle sue scoperte
archivistiche il Röttgen (1965) poté stabilire, a conclusione e conferma di
ipotesi precedentemente formulare, che l´impegno di pagamento e il contratto
per i laterali di San Luigi dei Francesi furono stipulati il 23 luglio 1599, e
i quadri dovevano essere già compiuti il 4 liuglio 1600. Il contratto per il
quadro dell´altared fu steso successivamente, il 7 febbraio 1602, ed è
probabile, nonostante l´opinione contraria del mahon, del Salerno e dello
Spezzaferro, che le due redazioni del San
Matteo e l´angelo siano state eseguite a breve distanza di tempo, non oltre
il settembre 1602 o, al massimo, il febbraio 1603, contraiamente a quanto
farebbe pensare il loro profondo divario stilistico.
Caravaggio, Giove, Nettuno e
Plutone (particolare). Roma,camerino del casino Ludovisi (già del Monte)
https://www.thearteller.com/le-opere-di-caravaggio-a-roma-parte-quinta/
I contributi documentari del
Pacelli, infine, hanno portato ulteriori chiarificazioni per l´attività
napoletana del Merisi, che è stata la più gratificata dai recenti ritrovamenti
di opere. Essa è da distinguersi in due periodi, secondo una proposta avanzata
dal Mahon e dal Longhi, il prfimo súbito
dopo la fuga da Roma e la sosta nei feudi Colonna tra l´autunno del 1606 e,
presumibilmente, il 14 luglio 1607, l´altro dopo l´abbandono della Sicilia
prima del 24 ottobre 1609 fino alla partenza per Port´Ercole dove il Caravaggio
troverà la norte il 18 luglio 1610. Il Pacelli ha rinvenuto pagamenti della
primavera del 1607, da collegarsi presumibilmente con la Flagellazione di San Domenico mentre attendiamo la pubblicazione
delle importante novità –fra le quali la presenza di un comitente- offerte
dalla radiografia di quest´opera. Grazie ai rinvenimenti archivistici resi noti
dal Pacelli, il Martirio di Sant´Orsola
destinato a Marc´Antonio Doria si è confermato, come avevo proposto, un
originale estremo del caravaggio.
Le indagini sui suoi committentgi,
approfondite da Engass per quanto riguarda Vincenzo Giustiniani (1967), da
Frommel e da Spezzaferro per il cardinal del Monte (1971), da quest´ultimo
studioso per Orazio Costa (1974-1975), hanno contribuito a far conoscere
l´ambiente culturale in cui visse il pittore. L afreqyuentazione del cardinal
del Monte è l´episodio certamente più importante, documentabile attraverso le
opere che il pittore esseguì negli anni in cui visse nel suo palazzo; tuttavia
anche in questo casi il rapporto di dipendenza va ridotto entro certi limiti.
Le supposte tendenze omosessuali del cadinal del Monte a cui si credette negli
anni sessanta e settanta, oggi appaiono ridimensionate, ma ciò non toglie che si debba continuare a
considerare seriamente, come hanno fatto il Frommel e il Posner, quest´aspetto
nella personalità del caravaggio.
Al
di là di esso, sono state tutt´altro che inutili e impropie le indagini del
Röttgen (1974), precedute da alcune osservazioni del Longhi nella sua
monografía del 1952 e specialmente dello Hinks nel 1953, sul temperamento del
Caravaggio quale resulta dai documenti e dalle fonti. Nell´indagare il rapporto
tra le manifestazioni del comportamento e le sue opere si trovano in queste
indubbie rispondenze, nella forte componente soggettiva e nelle motivazioni que
variano nel tempo, dai temi attinenti alla giovinezza nei primi dipinti, ai
pensieri estremi, dominati dalla presenza della norte. Si debe tuttavia evitare
il determinismo con cui si tende a collegare all´uccisione del Tomassoni
avvenuta il 28 maggio 1606 il senso di colpa e il Desiderio di espiazione che
di manifesterebbero nelle opere eseguite dopo la fuga, poiché negli ultimi anni
trascorsi a Roma appaiono già evidente i Segni della visione pessimistica e
turbata del pittore. Il Caravaggiofu uomo di profondissime riflessioni, con
tendenza a ricondurre a pochi principi e al propio centro le esperienze
acquisi9te. Egli avvertì certamente l´importanza dei movimenti di superamento
della maniera e del nuovo interesse per i grandi maestri degli inizi del
secolo, di cui furono promotori a Bologna i Carracci poco dopo il 1580. In
Lombardia la maniera si era combinata con
l´illusionismo nella pittura del fratelli Campi. Fermenti,
la cui precocità occorred sottolineare, portarono i pittori cremonesi a
riconsiderare i valori di alcune tendenze del primo Cinquecento e a rivisitare
Lorenzo Lotto e i pittori bresciani. Mentgre i Campi continuavano le esperienze
ottiche e liministiche elaborate sulla base
dell´empirismo lombardo e di sollecitazioni nordiche e si rivolgevano a
una pittura realística che trovò stimoli e consensi, come ha accertato Giulo
Bora, nella Milano carliana, lo sperimentalismo scientifico di Leonardo, esteso
alla sfera delle reazioni psicofisiche e dei “moti” sopravviveva no solo nei
dipinti della pittrice cremonese Sofonisba Anguissola, ma anche, con grande
onore, nell´aneddotica esemplare, modellata sulla traccia degli scrittori
antichi, degli scritti di Gian Paolo Lomazzo (1584, 1590). Per altri aspetti la
pittura lombarda del Cinquecento si era nutrita ai priincipi giorgioneschi. Il
Caravaggio indicherà implícitamente in Giorgione l áutorità riconosciuta e già
teorizzata a cui riferirsi, e l´ispiratore del suo método di rappresentare la
natura e di dipingere direttamente dal modelo senza passare attraverso il
disegno. Se il Caravaggio fondò la sua visione sulla percezione e sulla
sollecitazione dei sensi, le suedichiarazioni, che fecero grande rumore a
Roma, così come le riferì il Van Mander
nel 1604 su informazioni di Floris Claesz. Van Dyck riecheggiano le descrizioni
vasariane dellamaniera giorgionesca e il passo del Dialogo della pittura del veneziano Lodovico Dolce (1557) che
definiva la funzione mimetica della pittura. E lecito pensare che il Caravaggio
sia stato insofferente dell´educazione artística che dovette impartirgli Simone
Peterzano, dal quale egli tuttavia depende per certi passaggi plastici delle
prime opere, del Bacco e del Fruttaiolo. Il contratto con il
Peterzano, stipulato il 6 aprile 1584, prevedeva un periodo di apprendistato di
quattro anni. Quale fu l´attività e quali gli eventuali spostamenti del
Caravaggio dal 1588 (ammesso che sia rimasto per tutto il periodo previsto
presso il suo maestro) alla metà del 1592 e oltre, quando è presumibile che si
sia trasferito a Roma? Sappiamo di vendite di terreni a Caravaggio, dove il
giovane pittore resulta abitante negli anni che vanno dal 1589 al 1592. E
verosimile che in questi anni, ormai al di fuori della sfera de influenza del
Peterzano, egli abbia esplorato i luoghi e le testimonianze della pittura
lombarda e conosciuto altre persone legate agli ambiente artisci seguendo i
suoi personali interessi. Questi interessi dovettero portarlo sull´esempio dell
esperienze restrospettive dei Campi, a guardare Lorenzo Lotto, i bresciani –il
Salvoldo, il Moretto, e il Romanino-il Pordenone a Cremona, Callisto Piazza a
Lodi e il bergamasco Moroni. E pressoché certo che, come affermerà il Bellori,
visitò Venezia, il centro divenuto nel Cinquecento la grande capitale artística
dell´Italia sttentrionale, capace di opporre nuovi metodi e nuove idee anche
sul piano teorico al primato dell´Italia centrale.
Nella
vita del Caravaggio il Bellori afferma che in Lombardia il Merisi aveva
cominciato come pittore di ritratti, e per estensione possiamo ritenere che
abbia dipinto mezze figure e soggetti di imitazione naturale. Il quadro più
antico qhe conosciamo, il Ragazzo que
monda il frutto sembra confermarlo.
Ragazzo che monda un frutto –
olio su tela – collezione privata
E un´opera che trova la sua collocazione nella
tendenze naturalistiche più avanzate dell´Italia settentrionale, e dimostra la
sua modernità essendo una versione lombarda –trasparente e recettiva alla luce-
dei soggetti trattati a Bologna da Annibale Carracci en el suo ámbito, como il Giovane che beve noto in più redazioni
(Hamble, Southampton, Collezione Van Buren Emmons e Oxford, Christ Church). Il Ragazzo che monda un frutto fu molto
copiato e non potendosi attribuire specialmente il suo msuccesso alle qualità
pittoriche si debe pensare che fu la novità del soggetto a suscitare grande
interesse, forse dopo un certo tempo, in coloro che stavano seguendo con
crescente curiosità il singolare pittore lombardo, portatore dal nord, con
questi nuovi temi, anche di una nuova concezione della pittura.
Di fatto, i temi trattati nei primi
tempi romani sono una chiave importante per capire la pittura del Caravaggio.
Le mezze figure giovanili sono rappresentazioni aparentemente senza soggetto,
forse solecitate per analogía da temi ricordati dagli scrittori antichi , o la
personificazione dedl propio autoritratto in una divinità classica, di cui è
stato notato uprecedente nell¨Autoritratto
di Gian Paolo Lomazzo di rera (il “Bacco bellissimo, et era sbarbato”, citato
dal mancini e identificabile con il quqdretto della Borghese=; oppure allusioni
morali relative alla esperienze e alle insidie cui va incontro la giovinezza
(il Fanciullo con la rosa), noto
della copia di Atlanta e in altre derivazioni; il Ragazzo morso dal ramarro; i
Bari; e la Buona ventura –temi questi ultimi presenti nella pittura nordica,
ma dal Caravaggio profundamente rinnovati). Il Fruttaiolo manifesta l´interesse del pittore per la natura morta,
di cui vi erano precedenti in Lombardia e che ci è confermato sia dal
riconoscimento del Bellori della importanza del Merisi in questo campo, sia dalla
presenza nell´inventario del cardinal del Monte di una “Caraffa di fiori”
rfiferita a lui a conferma della citazione di questo biógrafo. La presentazione
a la mostra di alcune “Nature Morte”, che lo Zeri ritiene risalgano all´attività
del Caravaggio nel periodo in cui stette presso il Cavalier d´Arpino, potrà
fornire dei chiarimenti sull´importante problema.
Il Bacchino della Borghese anuncia, al di l´delle considerazioni
pratiche che sono state avanzate (l´impossibilità di procurarsi un model nei
primi disperati tempi romani), la tendenza del Caravaggio a rispecchiare se
stesso e i propri problema nei dipinti. Le mezze figure, che rievocano l´aura
poética giorgionesca e sembrano alludere a significati erotici e a
un´inclinazione omosessuale, sia per il realismo, sia per il significato
morale, si collocano nell´ambito della pittura “comica” e didascálica, il cui
livelli corrispondeva, nei confronti della pittura di storia, a quello della
commedia –il genere dicasdalico delle poetiche classiche –nei confronti della
tragedia. Mentre la più importante sollecitazione che il giovane lombardo
ricevette al suo arrivo a Roma gli venne certamente dall´antico (il Bacchino della Borghese e il Bacco degli Uffizi), alla permanenza en
casa del cardinal del Monte è connessa indubbiamente la grande crescita mentale
del Merisi attraverso un percorso che ha poco in comune con ñ´iter normale dei
pittori del suo tempo. Nel periodo in cuivisse nel palazzo del cardinale, che
si può fare iniziare intorno al 1594-95, ul pittore arricchì la sua temática
con la música, di cui il protettore era appassionato (Concerto di giovani; il Suonatore
di Leningrado; il Riposo Doria.
Già in questi anni, nel San Francesco che
riceve le stigmate, il Merisis mostrò di rficonsiderare ex novo e radicalmente
il soggetto religioso per ritrovarne, al di là delle convenzioni costituite, la
verità testuale a umana. Questo atteggiamento lo portò, come in questo caso, a
importante innnovazioni iconografiche di cui furono certamente consapevoli i
suoi primi estimatori.
Riposo nella fuga in Egitto,
Caravaggio
La conversione di San Mateo,
Caravaggio, 1599-1610, olio su tela. Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma
https://it.wikipedia.org/wiki/Vocazione_di_san_Matteo
Se le mezze figure e i loro temi
rappresentevano una novità per l´ambiente romano, in seguito il pittore si
accinse a risorvere le difficoltà che il suo método incontrava nella
rappresentazione a più figure e in azione. In relazione a questi problema
intensificò l´uso della luce e ricorse alla propettiva (per esempio nel Suonatore di Leningrado, en el Riposo Doria). Non sembri in
contraddizione col suo método empírico l´ipotesi avanzata dallo Spezzaferro che
negli ultimi anni del Cinquecento il Caravaggio pote i9nteressarsi agli studi
prospettici del fratello del cardinale, Guidubaldo del Monte, che nel 1600
pubblicherà i Perspectivae libri sex.
Tuttavia egli realizzò tali interessi attraverso principi che aveva appreso in
Lombardia, come dimostra il soffitto dipinto a olio su muro del camerino del
Casino del cardinal del Monte, rescentemente restituito al Caravaggio sulla
traccia del Bellori. SEbbene il consenso su quest´opera sia tutt´altro che
unánime e le condizioni di leggibilità non buone, anzi cossì precarie da far
auspicare un sollecito intervento, le relazioni con le prime opere del Merisi
sono inoppugnabili. Essendo databile intorno al 1597 (la vigna fu acquistata
dal cardinale alla fine del 1596). Esso rappresenta un punto di riferimento
fondamentale per la cronología del caravaggio, e, per le dimensioni e per
l´impegno iconográfico e rappresentativo, dovrà considerarsi come una delle
opere più importante del periodo giovanile.
Autor: Michelangelo Merisi
(Caravaggio)
https://hipocampos.wordpress.com/2007/10/15/la-inspiracion-de-san-mateo/
Mentre
è stato fatto il nome insostenibile di Antonio Pomarancio, il “romanismo” con cui
sono rappresentati i nudi e il modo come le figure di Nettuno e Plutone si
ergono partendo dalla cornice dimostrano l´origine lombarda del loro autore.
Glis corci molto accentuati, che non erano sfuggiti al Bellori (il Caravaggio
biasimato “di non intendere nè piani nè prospettiva, tanto si aiutò colocando
li corpi in veduta dal sotto in su che volle contrastare gli scorti più
difficili”; 1672) dipedndono dagli studi prospettici sulla figura umana
elaborati in Lombardia nel Cinquecento, come sembrano indicare soprattutto le
strette relazioni con il códice Huygens (New York, Pierpont Motgan Library), di
cui il Panofsky ha esaminato le caraatteristiche e le derivazioni da Leonardo.
Il códice, in seguito restituito dal Pouncey e dal Bora al pittore Carlo
Urbino, fino al settimo decenio del Cinquecento collaboratore e ispiratore di
Bernardino Campi, corresponde a tendenze che si riscontrano a San Sigismondo a
Cremona nella Pentecoste di Giulo
Campi, negli affreschi del Lomazzo e dell´Urbino in San Marco a Milano, en el
soffito de Antonio e Vicenzo Campi in San Paolo sempre a Milano. Mentre queste
considerazioni dimostrano che l´autore del murale a olio fu un pittore di
cultura lombarda, e ne confermano l´attribuzione al Caravaggio intorno al 1597,
esse rafforzano con nuovi argomenti l´importanza dei precedenti lombardi del
Merisi, dal Longhi indagati magistralmente nei Questi caravaggeschi.
Il
livello “comico” e didascálico a cuil i Caravaggio si atteneva consentiva la
rappresentazione reallistica e l´azione istantanea e violenta, ed era stato
sviluppato largamente nel Cinquecento anche come variante dialettale (Testori)
nell´entrotterra di área veneta esteso fino alla Lombardia e a Ferrara, in
collegamento con il modo nordico e con le tendenze “mimetiche” affermate dalla
rivolizione giorgionesca. A queste tendenze appartengono gli affrechi con le
“Storie della Passione” del Pordenone a Cremona e le derivazione cremonesi, gli
sfondati della “via coperta” di Dosso Dossi a Ferrara, e le scene profane e
bibliche a sfondo didascálico nella logia del palazzo del Principe Vescovo a
Trento ordinate dall´umanista Bernardo Clesio al bresciano Romanino. Alcuni dei
soggeti che sono presenti in quest´ultimo ciclo, come il “Concerto” e la
“Giuditta e Oloferne”, ci introducono ai temi preferiti dal Caravaggio e dalla
sua cerchia. Questa pittura rappresentava il presente e comoe tale era coerente
col programa naturalistico e rivoluzionario del Caravaggio. L´istantaneità e
l´azione violenta, ammesse nella pittura didascálica, trovarono espressione nel
Caravaggio attraverso la sua rimeditazione delle ricerce compiute su base
sperimentale da Leonardo per esprimere i “moti”, e rivolte ai due estremi
opposti del riso e del dolore nel momento della norte, di cui abbiamo
testimonianza nel Trattato dell´arte
della pittura, scoltura, et architettura (1584) del Lomazzo. Il paralelismo
dell´ut pictura poësis, che si
affermò dalla fine del Cinquencento, tuttavia per il Caravaggio non edbbe
corso. Come Leonardo, egli privilegiò la pitturasulla poesía, e ciò ebbe
conseguenze decisive sul suo modo di esprimere “gli affetti”.
Testa
della Medusa, Caravaggio, Óleo, Galleria degli Uffizi, Italia
https://historia-arte.com/obras/medusa-de-caravaggio
La Testa della Medusa rappresentata sullo scudo da parata che fu
inviato a Ferdinando de´Medici dal Cardinal del Monte è forse il primo
esperimento del Caravaggio di un´azione violenta, così come la intese
soprattutto agli inizi, e della reazione sul volto della vittima leonardesca
(Vasari), mentre dell´immagine che ferma l´attimo fatale della violenza ci
fornisce la chiave il trattato del Lomazzo là dove, per indicare come
rappresentare i “moti” “così posenti in comovere gl´animi quando sono spressi i
guisa che paiano naturali”, ricorda che Leonardo “si dilettava molto di andar a
vedere i gesti de´condannati, quelli inarcamenti di ciglia e quei moti d´occhi
e della vita”. Secondo un análogo intento,
movendosi su posizioni estreme, il Caravaggio rappresentò il momento
dell´uccisione di Oloferne nel quadro della Giuditta
Coppi, probabilmente il primo soggeto storico e d´azione che egli dipinse.
Scegliendo
l´”acme” dell´evento e la sua istantaneità, il Caravaggio non seguiva le regole
tradizionali della pittura di storia, ma il suo intento era certamente quello
di creare un nuovo stile trágico che trova un paragone, anche per la via
percorsa, con il teatro di Shakespeare e che ebbe importante conseguenze nel
l´arte del Seicento. Se al Bellori i suoi quadri apparivano “affatto senza azzione”,
uno dei motivi dello scandalo suscitato dalle opere di destinazione pubblica
derivava dal fatto che i suoi contempranei ravvisavano in questi quadri il
livello propio della pittura didascálica, con le sue caratteristiche di
realismo e di attualità, ritenuto inferiore e non atto a rappresentare la
storia. Tuttavia ñ´identificazione dei due livelli veniv ad annullare la
distinzione fra pittura di storia e pittura di genere: il Caravaggio no esitò
infatti a inserire nelle due tele laterali di San Luigi dei Francesi dei
giovani vestiti in sostume moderno, come personificazione di una moralità che
nella Conversione di San Matteo, non
cela le sue connessioni con il quadro giovanile dei Bari.
Nel
Martirio di San Matteo il Merisi
rappresentò se stesso che si allontana, il viso colmo di tristeza, dal luogo
del martirio visto come un grave fatto di norte e di violenza senza catarsi. La
presenza del pittore in questo, come in altri evento tragici –La Presa di Cristo, il Seppellimento di Santa Lucia, il Martirio di Sant´Orsola-è un´altra delli
implicazioni della sua rivoluzionaria concezione attualizzata della pittura di
storia.
I
due episodi di San Matteo sono i documenti più importanti del passaggio dallo
stile trasparente delle opera giovanili a una nuova vision luministicamente più
contrastata. Il profondo mutamento, che sembra si sia realizzato nel corso
dell´elaborazione del Martirio, come
indicano le radiografie, è probabilmente connesso in questa occasione alla
necessità di rappresentare molte figure in azione, un´impresa che gli riusciva
certamente difficile realizzare con la “dilegenza” filtrata e accarezzante da
lui adottata nelle prime opere. E probabile che egli abbia invece ricordato la
possibilità che offriva la pratica in uso nelle botteghe del Cinquecento
(Tintoretto e Bernardino Campi) di ricorrere ai manichini drappeggiati, che
egli sostituì con i modelli vivi, il cui collegamento poteva essere reso più
facile dall´immersione in un ambiente oscuro e rivelato dal fascio di luce. Con
i forti contrasti liministici, spinti agli estremi opposti dell´oscurità e
della luce intensa, il Caravaggio mirava anche a dare un forte rilievo, come ci
è chiarito dai passi del Vasari e del Lomazzo relativi a Leonardo a cui
ricorrerà anche il Bellori per dare una spiegazione delle opere mature del
Merisi.
Il
Martirio di San Mateo, Caravaggio 1600, pintura al óleo. Chiesa San Luigi dei
Francesi, Roma
https://es.wikipedia.org/wiki/El_martirio_de_San_Mateo_(Caravaggio)
Non
è facile dare una giustificazione del ritorno del pittore, dopo i laterali, a
una sorta di poética sublimazione del suo stile gionavile nel primo San Matteo destinato all´altare e de la
profonda differenza che sembra distanziare di alcuni anni le due versione.
Medntre è probabile che questa sia la conseguenza delle critiche di cui la
prima era stata oggetto, è da notare che in questo caso, come nelle due
redazioni della Conversione di San Paolo
per la cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo, il Caravaggio sostituì
l´iniziale visione lucida e trasparente, “mimetica” perchè rivelatrice di
realtà puntuali, con la versione definitiva, assai meno “realística” perchè la
luce non è più l´alleata della “diligenza”.
La
conversione di San Paolo, Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, 1593 –
1610, oleo, Basilica Parrocchiale Santa Maria del Popolo
La
Conversione di San Paolo, Caravaggio, 1600, pintura al óleo, Colección
Odescalchi Balbi, Roma
https://es.wikipedia.org/wiki/La_conversi%C3%B3n_de_San_Pablo_(Caravaggio)
Nel Martirio di SWan Matteo la secena popolosa sembra trasmetterci
ñ´alta tensione dell´urlo del giustiziere, che ritroveremo più tardi negli
affollati quadri siciliani. Nelle minori dimensioni dei dui quadri di Santa
Maria del Popolo, compiuti tra il 1600 e il 1601, il Caravaggio passò a una
nuova, e più profonda, riflessione sui temi sacri e sul loro significato umano,
che viene caricato di nuove implizazioni psicologiche asaltando nella calma
distaccata del Martirio di San Pietro
l´atteggiamento stoico del santo en ella Conversione
di San Paolo l´interiorizzazione dell´evento eliminando ogni presenza
divina.
Dai primi anni del Seicento il
Caravaggio si dedicò prevalentemente ai soggetti sacri. Affrontando i temi
canonici, il pittore rimeditò attraverso sottili interpretazioni testuali i
problema fondamentali del rapporto fra l´uomo a Dio, del peccato e della
grazia, giungendo a importante innovazioni iconografiche. Scegliendo di rappresentare
in umili apparenze i temi sublimi della religione (ciò che suscitò lo scandalo
e il rifiuto di alcune delle sue opere), egli continuò la tradizione dei
pittori bresciani, stimolata dalle tendenze pauiperistiche local e,
probabilmente, da idee periferiche di fronte erasmiana, e si ricollegò agli
esperimenti realistici compiuti a Cremona.
Crocifissione
di San Pietro, Caravaggio 1600-1601, olio su tela. Basilica di Santa Maria del
Popolo, Roma
https://it.wikipedia.org/wiki/Crocifissione_di_san_Pietro_(Caravaggio)
Se il suo pesimismo profondo trovò
la più alta espressione mella Crocefissione
di San Pietro, nella Conversione di
San Paolo, venendo meno al decoro nel rappresentare semplicemente un
soldato caduto da callo mentre la scena è occupata dall´animale (ricavato, come
notò il Panofsky, da un´incisione del Dürer), il Caravaggio volle fare
intendere che la grazia divina è presente non già per Segni esterni nel cuore dell´uomo.
Caravaggio,
La deposizione 1602, Pinacoteca Vaticana
https://es.wikipedia.org/wiki/Sepulcro_de_Cristo
Egli concepì il quadro sacro,
secondo la tradizione nordica, come oggetto di pietà e di meditazione (Coronazione di spine) el altresì forse
per una sollecitazione michelangiolesca, come partecipazione personale
all´evento, comunque essa debba interpretarsi (Ecce homo). Alcuni temi –San Giovanni Battista, San Francesco, San
Gerolamo- furono preferiti dal
Caravaggio come proiezioni di se stesso e dei suoi stati d´animo. Attraverso lo
studio accurato e profondo delle
Scritture il Caravaggio estrasse dai temi religiosi non solo la visualizzazione attualizzata, ma anche i
significati simbolici. Il Merisi apparteneva a un´epoca in cui lp´esistenza era
ancora intessuta di simboli, e pertanto non è accettabile un´interpretazione
meramente realística in senso moderno della sua pittura. Tuttavia non è lecito
attribuire alle su eintenzioni la molteplicità di sifnificati che si sono
voluti vedere nelle opere, e che oggi costituiscono una stratificazione che si
sente l´esigenza di rimuovere. Tali interpretazioni sono tavolta in
contraddizione col significato testuale e fondamentale del soggetto
rappresentato, e decisamente in contrasto con la concezione caravaggesca del
rapporto tra l´immagine e la realtà. Essa si esprime invece coherentemente
nella preferenza di temi che traducono in modo piano, anche se profundamente
meditato, il dogma e i contenuti concettuali e spirituali, come viene
esemplificato da uno dei motivi generatori della pittura del caravaggio,
incentrato sull´incarnazione e sulla rivelazione visibile e tangibile della
divinità. A quest´idea ricorrente corrispondono i soggetti più frequenti della
Passione, rappresentati a distanza ravvicinata (la Presa di Cristo e l´Incoronazione
di spine) e quelli “post mortem” (Incredulità
di San Tommaso; Cena in Emaus). Al motivo dominante dell´incvarnazione il
Caravaggio alluse anche con un particolare che, in tre opere cronológicamente
vicine, esprime il pensiero con sottigliezza, nella pressione dellamano
dell´aguzzino sul corpo ben presente del Cristo nel l¨Incoronazione di spine di Prato e nello stesso gesto ripetuto nella
Deposizione che trova piena
spiegazione nella dolce pressione della mano materna sulle carni del bambino
mostrato ai Pellegrini nella Madonna di
Loreto.
L´impegno delle commissioni
pubbliche e il confronto con i maestri del Cinquecento che poteva vedere a Roma
spinsero il Caravaggio verso l´elaborazione di uno syile monumentale. Nella Deposizione –lópera sua più nota, più
citata e più copiata fino all´Ottocento per il realismo populistico che si
concilia con la “grande maniera” –i ricordi lombardi del Savoldo, di Calisto
Piazza e del Peterzano trovano luogo in una composizione in cui il gruppo in
movimiento, come nella Deposizione di
Raffaello (Roma, Galleria Borghese), si compone al modo di un altorilievo
antico. Negli anni romani, infatti, anche il pittore lombardo non sfuggì alla
suggestione della scultura classica. La sua reinterpretazione naturalistica di
un modelo eroico, adatto a rappresentare la divinità come il Torso del Belvedere, nell´Incoronazione di spine a più affinità
con la visione del Rubens (anch´egli presente a Roma in quegli anni e grande
studioso di antichità) che con il clasicismo de Annibale Carraci. Nello stesso
periodo, súbito dopo i quadri di Santa Maria del Popolo, il Caravaggio mutò il
suo modo di panneggiare abolendo le cadenze ritmiche e adottando, nell´Amor vincitore e nel secondo San Matteo, pieghe lunghe e acute,,
chiaramente derivate dalle soluzioni plastiche della scultura classica.
La
muerte della Vergine, Caravaggio, 1606, Óleo sobre lienzo, Museo del Louvre,
París
https://es.wikipedia.org/wiki/Muerte_de_la_Virgen_(Caravaggio)
Nella riflessione sui quadri sacri,
il Caravaggio vide rispecchiarsi, al di là delle interpretazioni
controriformistiche, i drammi dell´umanità e li condusse a compimento, rendendo
le distanze dagli ideali del suo tempo attraverso la ricerca soggettiva della
verità, più che con il fine di realizzare la belleza oggettiva. Nella Morte della Vergine, che con gli altri
quadri degli atteggiamenti degli apostoli e il dolore espresso con suprema
dignità fanno intendere che il Caravaggio aveva recuperato i valori profondi
dell´uomo espressi dall´arte classica e da Raffaello, del quale in quest´opera
si colgono degli echi derivati dalla Trasfigurazione.
Ma il corpo della Madonna non ancora composto dopo la norte e l´atteggiamento
indicibilmente non convenzionale della Maddalena, mutuata nella sua veste
feriale dal quadro di genere, ricreano per contrasto l´attualità del trágico
evento.
Siete
acciones de misericordia, Caravaggio 1607, Pintura al óleo, Pio Monte della
Misericordia, Napoli
https://es.wikipedia.org/wiki/Siete_obras_de_misericordia
Dopo la Deposizione le opere pubbliche del Caravaggio incontrarino serie
difficoltà nell´ambiente ecclesiastico (la Morte
de la Vergine, rimossa de Santa Maria della Scala nella primavera del 1605
e acquistata dal duca di Mantova per interessamento del Rubens; la Madonna dei Palafrenieri per San Pietro
tolta agli inizi del 1606; la Madonna di
Loreto di Sant´Agostino, secondo la testimonianza del Baglione, “accolta
con stremo schiamazzo”). Gli episodi per i quali negli stessi anni il
Caravaggio si trovò a fare i conti con la giustizia si conclusero trágicamente
con l´uccisione del Tomassoni il 28 maggio 1606.
La
Decapitación de San Juan Bautista, Caravaggio 1608, Óleo sobre lienzo, Concatedral
de San Juan, La Valeta, Malta
https://es.wikipedia.org/wiki/La_decapitaci%C3%B3n_de_San_Juan_Bautista_(Caravaggio)
Nel suo rifugio nei feudi Colonna
egli esehì dei quadri de medio formato, uno dei quali, la Cena in Emaus, sappiamo che fu inviato a Roma per venderé. La Maddalena in estasi è probabile sia
passata a Napoli dove fu tenuta in grande onore come resulta dal numero di
copie che ne furono fatte. L´intensa attività che corresponde ai pochi mesi in
cui il Caravaggio rimase a Napoli prima di partire per Malta, dove compare nel
luglio 1607, dimostra che la sua fama lo aveva seguito anche qui, e riguarda
una serie di pale d´altare (tra queste la Maddona
del rosario oggi a Viena, Kunsthistorisches Museum, era in vendita
nell´autunno 1607, perchè evidentemente rifiutata). Il soggetto “laico” delle Sette opere di misericordia per il Pio
Monte, nel quale la Maddona con Bambino fu aggiunta in un secondo tempo,
stimolò il pittore a riprendersi al livello didascálico che aveva adottato per
l´ultima volta nella Chiamata di San
Matteo. Come in una grande scena di genere un vicolo oscuro di Napoli
accoglie i personaggi più disparati, che si riferiscono ai singoli atti di
misericordia, ma che riescono a creare una folla multicolore e, c´è da
crederlo, rumorosa. Il seguito de la vita del caravaggio, dopo aver lasciato
Napoli, è segnato dai repentini spotamenti e da un´attività che riflette una
situazione psicológica profundamente turbata dal pensiero della norte ed
ossessionata dalla violenza. Nella Decollazione
del Battista la firma (la sola che si conosca in un suo quadro) è vergata
con il sangue del martiure, con il quale il pittgore si identifica. Nella Resurrezione di Lazzaro il protagonista
sembra esprimere un´attrazione verso la norte altrettanto forte che verso la
vita.
La
resurrección de Lázaro, Caravaggio 1609, Pintura al óleo, Museo Nazionale di
Messina
https://es.wikipedia.org/wiki/La_resurrecci%C3%B3n_de_L%C3%A1zaro_(Caravaggio)
Anche l´esecuzione dei quadri tardi
manifesta la tendenza, per altro già avviata negli ultimi di pinti romani en
ella Cena in Emaus eseguita nei feudi
olonna (Brera), a una semplificazione estrema dei mezzi impiegati che si realiza
nelle abbreviazioni implacabilmente caratterizzanti delle forme in luce sul
fondo scuro, sul quale intervenire con una scrittura stenografica e con
possenti stesure di colore a corpo.
https://www.artehistoria.com/en/artwork/cena-en-ema%C3%BAs
La possibilità di approfondire la conoscenza delle
tecniche del caravaggio e attraverso di esse del modo come lavorava è una delle
finalità della mostra. Gli accertamenti confermano altresì, in ogni periodo,
ciò che è stato scritto dai biografi sulla rapidità con cui il pittore lombardo
operava, a conclusione delle profonde, preliminari è fácilmente accertabile e
non viene smentita dalla presenza (specialmente nei quadri del periodo romano,
più raramente in seguito vedi la Flagellazione
di Rouen) di linee incise per lo più lungo il contorno di una figura,
ottenute con la pressione di uno stilo o del manico del pennello nel colore di
fondo o nella preparazione. Tale técnica, che non presupone, diversamente del
Barocci, l´uso del cartone, dovette serviré al Caravaggio pertracciare alcuni
punti di riferimento, l´idea sommaria della rappresentazione e le proporzioni e
talvolta la costruzione in iscorcio di particolari comke gli occhi e uno strumento
musicale.
L´esame diretto e comparativo consentirà anche di
rilevare quanto del bagaglio tecnico del Merisi derivasse dalla tradizione
lombarda del Cinquecento, che continuerà localmente fino a Giacomo Ceruti.
Basti accennare all´uso del tono de la preparazione con diverse finalità, come
base pittorica “en reserve”, e per esaltare l´illusione dei corpi per
contrasto, accompagnando il limite degli incarnati.
Un asoetto interesante e intrigante delle ricerche sugli
amici e i collezionisti del Caravaggio concerne le copie che circolarono molto
presto in sostituzione degli originali,
come nella storia del San Francesco ched
riceve le stigmate di cui l´originale è a Hartford e la copia a Udine. Forse
il pittore consentí, come ha osservato il Salerno, che si copiassero i suoi
quadri affinchè se ne diffondessero la conoscenza e la fama, ma ciò non autoriza a dare importanza, se non
sul piano documentario, alle copie, soprattutto scadenti, come si è visto
proporre di recente da uno studioso, fino a ritenerle uscite dallo studio del
maestro, e addirittura, in qualche caso, ritoccate da lui. Mentre non chiamerei
repliche nel senso propio della parola le due redazioni della Buona ventura, del San Matteo per la cappella Contarelli e della Conversione di San Paolo per la cappella Cerasi a Santa Maria del
Popolo, perchè troppo diverse tra loro, non si può escludere che il Caravaggio
abbia dipinto, o per difficoltà finanziare e per le pressanti richieste dei
suoi fanatici estimatori, delle vere e propie repliche con poche variante. Non
ritengo tuttavia che possa parlarsi di replica autógrafa relativamente al San Giovanni Battista della Galleria
Doria-Pamphili nei confronti dell´esemplare della Capitolina poichè soltanto il
secondo è a mio parere da ritenersi autógrafo.
Il gran numero delle copie antiche, probabilmente
contemporanee, da opere del Caravaggio è un fenómeno la cui singolarità è già
stata sottolineata, e che si spiega con il grande interesse e la curiosità
suscitati dalle novità caravaggesche, considerando altresì che in consentaneità
con il suo método naturalistico il copiare le sue opere non aveva significato
se non fatto direttamente e non già per via grafica. Inoltre a quel tempo era
assai meno marcata presso i collezionisti /se non per quanto riguardava il
prezzo) la distinzione tra l´originale e la copia di un´invenzione che si
desiderava possedere nella propia raccolta.
Saper distinguere tra originale e copie fedeli richiede
talvolta un´eccezionale capacità di entenderé non solo la quallità dello stile
(se così si può definiré) del Merisi. Se questa facoltà è riservata ai
conoscitori e richiede un confronto diretto come quello consentito alla mostra
nel caso del San Francesco noto dei
due esemplari di Roma e de Carpineto Romano, nel caso della Flagellazione, per la quale è aperto il
dibattito per le versioni di Rouen e di collezioe svizzera, anche più ardua è
l´individuazione di un originale perduto noto soltanto attraverso le copie. Per
questo tipo di accertamento Roberto Longhi è stato insuperabile. Mentre a lui
spetta l´indentificazione di numerosi originali a partire dal Bacco degli Uffizi e dal Narciso, tra il 1939 e il 1951 –le date
della stesura del testo delle Ultime
ricerche sul Caravaggio e la sua cerchia e della pubblicazione in “Paragone”
del saggio Sui margini caravaggeschi-
egli indicó più di dieci originali del Merisi attraverso qualche buona copia, e
alcuni di questi avvistamenti hanno consentito anche ad altri studiosi di
risalire ai prototipi. In taluni casi il Longhi si mosse sula traccia delle
citazioni antiche dei soggetti, come per il Ragazzo
che monda il frutto, la Maddalena,
il Martirio di San Sebastiano, la Crocifissione di Sant´Andrea.
Il altri casi si servì soltanto della sua eccezionale
capacità di intravedere lo specifico caravaggesco anche attraverso la
mediazione di diversi esecutori e di una qualità diminuita. Nella Conversione della Maddalena della
collezione Manzella, oggi a Detroit e nell´Incoronazione
di spine di Prato pubblicate da Longhi come copie de originali perduti del
Caravaggio, la verifica sugli originali e le puliture hanno consentito di
accertare che si ttratava di autografi.
Vero è che l´avvistamento in originale o in copia di
un´inedita invenzione del caravaggio rappresenta la scoperta di una nuova,
imprevedibile meditazione sul tema prescelto, si apure canonico, e per noi un
accrescimento sempre sensazionale. Ma soltanto chi possegga una dimestichezza
profonda con il suo mondo ha potuto riconoscere il lombardo in altre opere no
prima considérate. Longhi stesso ci ha spiegato più volte come vi si perviene,
riuscendo a “intendere, per prima cosa, se una determinata´situazione naturale´potesse
essere stata scelta del caravaggio, oppur no”. Per quanto riguarda le copie
ebbe a scrivere nel 1960: “nel casi di una pittura di spinta ´veridica´come
quella del caravaggio, una copia anche diminuita nel ductus e impoverita nella
materia in confronto all´originale, continua a trasmettere di esso la
situazione mentale e quasi morale, il nocciolo di contenuto che si lascia
rinvestire mentalmente anche della sua integrità di aspetto formale; non dico
grammaticale”.
Caravaggio
e il suo tempo, Milano, Electa Editrice, da Electa
Napoli, 1985.
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